Per la vastità della sua estensione e applicazione, la Digital Transformation non può più essere considerata soltanto una questione tecnologica, ma una vera e propria sfida che coinvolge l’intero mercato del business.

La Digital Transformation, in poche parole, è stata definita come quella trasformazione digitale che include l’integrazione della tecnologia in tutti i settori del mercato, determinando cambiamenti fondamentali sul modo in cui le aziende operano e forniscono valore ai loro clienti: un vero e proprio cambiamento culturale che supera lo status quo e conduce alla sperimentazione di un potenziale ‘fallimento’, per raggiungere la piena consapevolezza sulle modifiche strutturali da attuare.

Questo, a volte, significa allontanarsi da processi aziendali tradizionali in favore di approcci, relativamente nuovi, anche se ancora in fase di sviluppo.

E’ un’evoluzione difficile quella che porta al cambiamento, si sa, a tal proposito Howard King, in un articolo pubblicato su The Guardian, sottolinea che:

Businesses don’t transform by choice because it is expensive and risky. Businesses go through transformation when they have failed to evolve.

Le aziende dunque, non si trasformano per loro scelta, perché il cambiamento – in sè – è costoso e comprende l’assumersi di vari rischi: le aziende si evolvono quando fiutano il loro fallimento, ma spesso è già troppo tardi. I CIO (Chief information officer) alla guida delle aziende che si trovano ad affrontare quest’evoluzione epocale, non dovrebbero preoccuparsi solo di prendere coscienza del fenomeno, ma soprattutto di costruire una strategia vincente, prima di venire danneggiati da un competitor che ha già intrapreso la strada del cambiamento.

Secondo un rapporto di Forrester Research, le entrate previste per le aziende, saranno vincolate al mercato digitale entro il 2020 e, inoltre, entro un paio di anni:

  • aumenterà il reddito: secondo il MIT Center for Digital Business, le aziende che accoglieranno la trasformazione digitale, saranno più redditizie del 26% rispetto alla media dei loro concorrenti e avranno una valutazione sul mercato maggiore del 12%
  • raddoppierà la produttiva: la ricerca mostra che 9 responsabili su 10, al momento, non stanno sfruttando le tecnologie digitali di cui hanno bisogno per crescere e diventare più efficienti
  • verrà soddisfatta la continua domanda dei clienti: la stragrande maggioranza della popolazione ha adottato ‘misure’ digitali in tutti gli aspetti della vita, dallo shopping online tramite dispositivi mobile, alla domotica.

Sebbene la Trasformazione Digitale cambi in base alle sfide e alle richieste specifiche delle imprese, vi sono alcuni temi fondamentali, comuni a tutte, a cui si deve prestare particolare attenzione: la Customer Experience al primo posto, l’Operational Agility per ottimizzare la produttività dei processi lavorativi, i concetti di Culture and Leadership per guidare le aziende allo sviluppo della propria strategia di trasformazione digitale, la Workforce Enablement per massimizzare la formazione della forza lavoro e, ultima ma non per importanza, l’essenziale Digital technology integration.

Negli ultimi anni si è verificato un cambiamento fondamentale nel mercato dell’IT: i CEO delle appena nate startup innovative non perfezionano più dei software già conosciuti, vendendo gli stessi servizi a prezzi più competitivi rispetto ai competitor, piuttosto creano e sviluppano strumenti innovativi mai esistiti prima, offrono dunque soluzioni per far crescere le imprese.

Bryson Koehler, CIO di The Weather Company, afferma:

There is a very different mindset at work when you take IT out of an operating mode of, ‘Let’s run a bunch of packaged solutions that we’ve bought and stood up’ to ‘Let’s build and create new capabilities that didn’t exist before.’ If you look at the vast majority of startups, they’re not starting with giant, shrink-wrapped software packages as the base of their company. If you’re trying to create innovation inside of a large enterprise then you shouldn’t start with that either. You’re not here to run the mainframe anymore. You’re not here to run the servers. You’re not here to run the data center, or the network, or operations.

That is table stakes. That’s what you can outsource.

Il percorso delle aziende verso la Digital Enterprise sta modificando anche gli assetti organizzativi interni delle aziende e, gli impatti sono evidenti, anche nei processi e nella richiesta di competenze sempre più specifiche.
I cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, in seguito alla forte diffusione di attività sul web e su dispositivi mobili, hanno imposto alle aziende di fare una differente valutazione sulle attività di comunicazione e di vendita di prodotti e servizi, per abbracciare un approccio multicanale. Il marketing ha visto un progressivo spostamento sui canali digitali (mobile apps e social network) per rendere più efficaci le azioni di brand awareness ed engagement dei clienti.

E’ questo uno dei motivi per cui si sente tanto parlare dell’Internet delle Cose, nel nostro secolo: Internet of Things (IoT) è il neologismo coniato da Kevin Ashton, un pioniere tecnologico inglese che, lavorando sull’identificazione a radiofrequenza (RFID), concepì un sistema di sensori universali che collegavano il mondo fisico a Internet. Sebbene le ‘cose’, Internet e la connettività siano i tre componenti di base dell’IoT, il valore è dato dal divario colmato tra il mondo fisico e quello digitale nei sistemi che si migliorano e consolidano in maniera autonoma.

L’Internet of Things sembra essere una delle applicazioni in cui l’innovazione, potenzialmente, potrà offrire il massimo grado di Digital Realization.

Se da un lato orologi intelligenti, braccialetti per il fitness e macchine che si parcheggiano da sole sono ormai entrate nella nostra quotidianità, dall’altro estrarre un senso dai dati e ricavarne un valore aggiunto è ancora un’attività in divenire. Oggi gli obiettivi legati all’Internet delle Cose sono principalmente tre: raccogliere informazioni in modo affidabile e garantendo una corretta connessione tra i dispositivi, estrarre indicazioni utili dall’analisi computazionale dei dati e assicurare la protezione ai dati sensibili raccolti.

Oggi le aziende si trovano a gestire un’aumentata complessità dei processi decisionali relativi alle scelte tecnologiche che assicurino competitività sul mercato. Gli elementi che determinano tale complessità attengono principalmente all’elevatissima quantità di informazioni disponibile sulle nuove tecnologie, sul mercato, e sui prodotti a disposizione degli stakeholder (decisori, influenzatori, consulenti, etc).
La sfida per le aziende sarà sulla velocità di adattamento, sapendo che  in alcuni mercati, un ritardo potrebbe determinare perdite di quote di mercato, competitività e redditività guadagnate dai first mover.

Lo scenario del nostro Paese, segue (seppur con percentuali decisamente inferiori) gli andamenti internazionali. Questo appare subito chiaro analizzando i dati dell’ultimo Assintel Report, che ha registrato, nel 2017: una crescita del mercato ICT del +3,1% guidata da progetti di Digital Transformation che riguardano tecnologie come IoT +16,4%, Cognitive +20,5%, Cloud +27,8%, Big Data & Analytics +20,9%, Realtà Aumentata e Virtuale +335,6%, Wearable +155,7%.

Siamo in corsa! L’Italia è sempre stata, storicamente, restìa ad abbandonare tutto ciò che è ‘tradizionale’, ma oggi, sembra aver preso consapevolezza delle mosse giuste per non rimanere ultima nelle classifiche del progresso mondiale. Dopotutto, come amava dire Darwin:

Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti