“Il Growth Hacking è un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente di far crescere un business.” 

Questa è la definizione preferita da Raffaele Gaito che abbiamo scelto per introdurre l’argomento di questo articolo.

Chi è Raffaele Gaito?

Ma andiamo con ordine: chi è Raffaele Gaito? È un imprenditore digitale che svolge attività di consulenza, formazione e coaching ad aziende, startup e professionisti spiegando loro che marketing e prodotto non sono cose distinte e che nel mondo del business l’unica cosa su cui bisogna fare affidamento sono i dati.

Le strade di Raffaele e Coderblock si sono incrociate in diverse occasioni: in questa pagina è possibile leggere l’intervista al nostro CEO Danilo Costa. In quest’altro link è possibile ascoltare  l’intervento registrato in occasione della presentazione del libro Growth Hacker: mindset e strumenti per far crescere il tuo business di Raffaele. Per l’occasione abbiamo parlato del growth hacking visto come strategia adottata per far crescere la nostra piattaforma.

Dopo questa premessa, torniamo al tema centrale del nostro articolo: il Growth Hacking secondo Raffaele Gaito.

Cos’è il Growth Hacking?

Il Growth Hacking è un processo che presenta fasi ben definite basate sul concetto di sperimentazione continua e che riguarda sia il marketing che il prodotto in sé. Gli esperimenti effettuati devono essere misurabili attraverso metriche, ripetibili (quindi non casuali) e scalabili al fine di far crescere il business aziendale, ottimizzando il budget a disposizione in maniera efficiente.

Inoltre, il Growth Hacking è un’attività di squadra e non di una sola persona: infatti, visto l’approccio multidisciplinare e trasversale, questo processo riguarda tutti i reparti di un’azienda. Nella formazione del team ideale, Raffale consiglia di includere almeno un programmatore, una persona che si occupi di marketing e un designer. In aziende più grandi è possibile aggiungere un creativo, un data analyst e via dicendo. Obiettivo del team sarà la crescita scalabile e sostenibile del prodotto, mantenendo il focus su dati e metriche precise. Alcuni aspetti fondamentali che il team deve avere sono la mentalità aperta verso le novità, la capacità di lavorare bene sia in team che in maniera indipendente e l’abilità di apprendere velocemente.

Il Growth Hacker

A coordinare la squadra c’è il Growth Hacker che, con un approccio multidisciplinare (detto anche “Profilo a T”) sperimenta di continuo e si pone domande, sempre spinto dalla curiosità. Infatti il Growth Hacker è curioso per natura, cerca di capire il funzionamento delle cose e si chiede se possono funzionare meglio, avendo come punto di partenza la qualità del prodotto e come fine ultimo la crescita dell’azienda.

Il Growth Hacker non è uno specialista, afferma Raffaele, ma una persona che grazie a un approccio multidisciplinare preferisce sapere un po’ di tutto e sperimentare. Bisogna anche precisare che il Growth Hacker non è un manager: infatti non gestisce il team, ma il processo nella sua interezza. È inoltre quella figura che porta la cultura della crescita in tutti i settori dell’azienda, illustrando l’avanzamento del processo Growth durante meeting settimanali, assicurandosi che tutto vada per il meglio e risolvendo eventuali problematiche.

Growth Hacking e marketing tradizionale

Ora ci si potrebbe chiedere: qual è il rapporto con il marketing tradizionale? Raffaele Gaito cita una frase di Ryan Holiday a tal proposito:

“Il Growth Hacker non vede il marketing come qualcosa da fare ad un certo punto, ma come qualcosa da costruire nel prodotto stesso, fin dall’inizio.”

Infatti, laddove il marketing si concentra sul concetto di “campagne” con una certa durata e un budget prestabilito, il Growth Hacker prevede “esperimenti” con dei mini-budget per comprendere (dati alla mano) quale di essi funziona e investire la somma maggiore su quello vincente.

Alcuni consigli di Raffaele Gaito

A tal proposito, Raffaele dà alcuni consigli a chi vuole utilizzare il Growth Hacking nella propria azienda: innanzitutto effettuare un’analisi preliminare approfondita; poi avere a disposizione un budget (a costo zero è praticamente impossibile); poi pazientare perché i risultati difficilmente arriveranno nel breve periodo; infine lavorare su una metrica per volta e tenere traccia di tutto.

Per concludere, Raffaele Gaito ci dice che non esiste una formula magica per il Growth Hacking né è prevista una soluzione che valga per tutte le aziende: il Growth Hacking è un processo in cui si fallisce tante volte e si impara il più possibile, per poi trovare la soluzione migliore attraverso una serie di piccoli esperimenti.

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